Paola Loreto
Paola Loreto è nata a Bergamo e insegna Letteratura americana all’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato case | spogliamenti (Aragno 2016), In quota (Interlinea 2012), La memoria del corpo (Crocetti 2007), Addio al decoro (LietoColle 2006), L’acero rosso (Crocetti 2002), le plaquette Spiazzi dell’acqua e Ascesa (pulcinoelefante 2008 e 2018), e Avola (Volo) (Luciano Ragozzino, 2019), le sillogi Conoscenza della neve (Poesia, gennaio 2012) e Transiti (Almanacco dello Specchio Mondadori 2009), oltre a una silloge di poesie sulla montagna (Premio Benedetto Croce 2003) e numerosi testi in rivista e in volumi collettanei. La sua poesia è stata tradotta in inglese, spagnolo e polacco. È stata poète en residence al Centre de Poésie et Traduction della Fondation Royaumont (Parigi). Ha pubblicato studi sulla poesia di Emily Dickinson, Robert Frost e Derek Walcott. Traduce i poeti americani e collabora con varie riviste di studi americani italiane e straniere.
Un libro sulla vecchiaia:
I Rott’amati di Giuseppe Landonio
dall’Introduzione dell’Autore
Rott’amati. È un modo, spero simpatico, di prendere in giro una asserzione che è divenuta di gran moda qualche anno fa, e che non ha portato molta fortuna (almeno sul lungo periodo) al suo autore. Perché “rottamare” aveva in sé un carattere manicheo e di scarsa generosità nei confronti dei “vecchi” che avevano fatto comunque la storia di un certo partito. E poi sembrava disconoscere il valore stesso della vecchiaia come età nobile della vita, densa di esperienze e ricca di buoni consigli. Rott’amati vuole invece dare più peso alla componente affettiva verso questa età: riconoscendone i limiti, ma anche le virtù e le potenzialità, che rimangono straordinarie.
Niels Hav: un poeta ironico e dissacrante dalla Danimarca
EPIGRAMMA
Puoi trascorre una vita intera
in compagnia delle parole
senza mai trovare
quella giusta
Proprio come un miserabile pesce
avvolto nei giornali ungheresi.
Per prima cosa è morto,
e poi non capisce
l’ungherese!
Niels Hav è un poeta e un autore di racconti. Nato nel 1949 in una fattoria della Danimarca occidentale, oggi risiede nel quartiere più pittoresco e multietnico di Copenhagen. Membro fondatore della “Danish Union of Creative Writers”, è considerato uno dei più importanti poeti viventi nel suo Paese. Gli è stato conferito tra l’altro il prestigioso premio del Danish Arts Council. E’una figura lontana dalle accademie e vicina alla Beat Generation e al cosiddetto “colloquialismo latinoamericano”. Grande viaggiatore, ha percorso l’Europa, l’Asia il Sud e il Nord America ed è tradotto in inglese, arabo, spagnolo, turco, tedesco e cinese. Ha pubblicato sei libri di poesia.
La sua più recente raccolta è un’antologia tradotta in inglese e pubblicata a Toronto, Canada, con il titolo We are here.
Poesia:
• Glæden sidder i kroppen (‘allegria sta nel corpo), Jorinde & Joringel, 1982.
• Sjælens geografi (Geografía dell’anima), Hekla, 1984.
• Ildfuglen, okay (L’uccello di fuoco, ok), Hekla, 1987.
• Når jeg bliver blind (Quando divenni cieco), Gyldendal, 1995.
• Grundstof (Sostanza basica), Gyldendal, 2004.
• De gifte koner i København (Le donne maritate di Copenhagen), Jorinde & Joringel, 2009.
Traduzioni:
Şî’ri bo trisnokekan nîye, Ktebxanai Andesha, Sulaymaniyah, Irak 2016.
Shpirti vallzon në djep, Shtëpia Botuese OMSCA-1, Tirana, Albania 2016.
” زن ها در کپنهاگ“, Botimar Publishing, Tehran 2015.
GRONDSTOF, uitgeverij Jan Baptist, Veendam, Holland 2013. ISBN 9789081535779
Udate žene u
Kopenhagenu, Bosnia 2012, ISBN: 978-9958-644-10-8
De
Iraanse zomer, Holland 2011
Als ik blind word, Holland 2010
We Are Here. Poetry translated by Patrick Friesen & P.K. Brask, Toronto 2006.
U Odbranu Pesnika. Poetry translated by Tatjana Simonović & Milena Rudež, Belgrade 2008.
Nenadeina Sreka. Poetry translated by Zoja Drunova. Spektar Press, Macedonia1997.
God’s blue Morris. Poetry translated by Patrick Friesen & P.K. Brask, Crane Editions, 1993.
La mia penna fantastica
Preferisco scrivere
con una biro usata trovata per strada,
o una penna con la pubblicità di un elettricista,
di un benzinaio o di una banca.
Non soltanto perché sono poco costose
ma immagino che tutte queste penne diverse
porteranno alla fusione del mio testo con l’industria,
con il sudore degli operai specializzati,
gli uffici direzionali
e la mistica dell’esistenza intera.
Una volta scrivevo poesie delicate con la penna stilografica
– pura lirica di puro niente –
ma oggi sono ben contento di aver messo sulla carta
pianto e moccoli.
La poesia non è una cosa per chi ha paura di esporsi!
Un poema deve essere autentico come gli indici di borsa
– un misto di realtà e di imbrogli legalizzati.
Che cos’è che l’uomo troppo buono non può fare?
Non molto.
Per questo tengo d’occhio i tassi obbligazionari
e i titoli importanti. I fondi d’investimento
appartengono alla realtà – proprio come le poesie.
E per questo sono così felice per questa biro
della banca, che ho trovato in una notte
nera come l’inchiostro
Traduzione di Gaetano Longo
Min fantastiske pen
Jeg skriver helst
med en brugt kuglepen fundet på gaden,
eller en reklamepen, gerne fra el-installatøren,
tankstationen eller banken.
Ikke kun fordi de er billige,
men jeg forestiller mig at sådan noget skrivegrej
vil fusionere min skrift med industrien,
specialarbejdernes sved, direktionskontorerne
og hele tilværelsens mystik.
Engang skrev jeg sirlige digte med fyldepen
– ren lyrik om det rene ingenting –
men i dag vil jeg godt have lort på papiret,
gråd og snot.
Poesi er ikke for tøsedrenge!
Et digt må være lige så ærligt som aktieindekset
– en blanding af realiteter og regulært bluff.
Hvad er man efterhånden for fin til?
Ikke ret meget.
Derfor holder jeg øje med obligationsrenten
og de seriøse papirer. Fondsbørsen
hører med til virkeligheden – ligesom digte gør.
Og derfor er jeg så glad for den her kuglepen
fra banken, som jeg fandt en blæksort nat
foran en lukket kiosk. Den lugter
svagt af hundepis og skriver fantastisk.
La macchina di Einstein
Il vento ci assopiva con dolcezza
mentre passeggiavamo lungo la spiaggia, tre fratelli
adulti vestiti con abiti da adulti che procedevano
a grandi falcate da adulti
Fu questa la ragione che ci indusse a voltarci e a tornare
sui nostri passi attraverso le dune, chiamandoci l’un l’altro
per nome, i nomi che ancora ricordavamo. Era ottobre,
i prati sommersi dall’acqua
Ma in fondo, all’estremità del terrapieno giaceva la morris blu
del Signore dimenticata in mezzo all’erba rada
come un suicida sorpreso nei propri dubbi.
Un rottame privo di ruote e motore
Le portiere aperte come se qualcuno vi fosse
appena sceso e scomparso. Ma era solo il vento
che vi spingeva dentro la sabbia allestendo uno spettacolo
sotto al sedile
La vettura era corrosa dalla ruggine e il vento e la pioggia,
come coltelli ne trafiggevano la vernice.
Poi venne il presente. Dovemmo volgerci
e riconoscerci sopra la tettoia consunta
Annientati dal desiderio e dai ricordi visi adulti e infantili
contro il lento incedere delle sulla spiaggia. Siamo strisciati
in quella macchina d’einstein per ammazzare il tempo
o perché avesse luogo la nostra trasformazione.
Traduzione di Gaetano Longo
Einstein-maskinen
Vinden slog os til en mild bedøvelse
da vi gik tur langs stranden, tre brødre
du voksne i de voksnes tøj og med lange
voksne skridt
Derfor vendte vi om og gik tilbage
gennem klitterne, råbende hinandens navne
som vi huskede endnu. Det var oktober
og engene stod under vand.
Men dér på kanten af dæmningen holdt Guds
blå morris glemt i marehalmen
som en selvmorder fanget af sin tvivl.
Et vrag uden motor og hjul.
Dørene stod åbne som om nogen
lige var steget ud. Men det var kun vinden
der bar sand ind for at arrangere
en udstilling under sæderne
Rusten havde ædt af den, blæsten og regnens
fysik jog knive ind og åbnede lakken.
Sådan ankom nutiden. Vi måtte vende os
og genkende hinanden over det slidte tag
Ødelagte af minder og begær, voksne og barnlige
ansigter mod strandens langsomme tid. Vi krøb ind
i denne einstein-maskine for at slå tiden ihjel
eller lade os forvandle
Transgression vs Politically Correct
Paolo Caponi: Lolita è sempre attuale
Come annunciato in un precedente articolo del blog, il 7 e l’8 novembre scorso si è svolto all’Università degli Studi di Milano un Convegno sulla letteratura per ragazzi dal titolo “Transgression vs Politically Correct” , ideato e coordinato dalla professoressa Francesca Orestano della Facoltà di Anglistica.
Ci piace riprendere qui, fra i tanti interventi, quello trattato dal professor Paolo Caponi, anch’egli dell’Università degli Studi di Milano, che ha fatto riferimento a un suo libro pubblicato una decina di anni fa intitolato Bambole di carne e dedicato a un personaggio, tra infanzia e adolescenza, trasgressivo per eccellenza: – Lolita, la protagonista del romanzo di tema “pedofilo” di Nabokov, pubblicato nel 1955 e in Italia edito da Adelphi. Perché parlare oggi di un saggio di dieci anni fa? Perché, ha detto Caponi, “ la sua attualità oggi rimane inalterata, in quanto l’approccio generale nei confronti della pedofilia non è cambiato”. C’è dunque un’attualità perdurante del personaggio di Lolita. “La prospettiva del lettore di oggi è ancora la stessa. Semmai, ci sarebbero cose da aggiungere, per esempio il fenomeno del Lolicon giapponese o altre riscritture di Lolita che ci sono state nel frattempo”. Il libro affronta anche altri “classici” del genere, come il personaggio di Baby Doll, dei quali è rimasto poco o addirittura si è perso il ricordo ed è una miniera di notizie spesso molto curiose, a cominciare da quelle riguardanti il periodo precedente, in America, all’apparizione di Lolita, in cui furoreggiava sugli schermi una bambina prodigio, Shirley Temple, che catalizzava una pedofilia sotterranea salvando le apparenze e a proposito della quale il famoso scrittore Graham Greene ebbe a scrivere che si trattava di “una depravazione macchiata di innocenza”. Aveva visto giusto ma venne trascinato in tribunale e multato per aver alzato il velo dell’ ipocrisia collettiva. Il libro di Caponi ragguaglia poi sulle vicende del romanzo di Nabokov e del suo personaggio, e poi sul suo sfruttamento cinematografico a diverse riprese, e si sofferma soprattutto su tre temi: quello della censura con le sue alterne e spesso contraddittorie vicende, quello dello straordinario sfruttamento economico dell’icona Lolita (“un affare colossale per un sistema che si regge sul mercato”) e infine quello dell’ inestricabile commistione fra arte e business, cercando di esplorare, in un capitolo intitolato Letteratura e merci, attraverso la legislazione americana e anche italiana, i rapporti e i limiti fra diritti d’autore e autonomia dell’opera d’arte. Esempio paradigmatico un romanzo, Diario di Lo, di cui per lo più si ignora l’esistenza, dovuto alla scomparsa scrittrice e giornalista italiana Pia Pera, che si pone come contraltare a quello di Nabokov, in quanto narra la storia non dal punto di vita dell’uomo ma da quello della ragazzina, che risulta del tutto consapevole e anche capace di gestire la sua opera di seduzione, mossa forse soprattutto dal desiderio di competere e anzi di distruggere l’odiata figura materna. La Pera si attirò così le ire del figlio di Nabokov e suo erede, che fece di tutto per impedirle di pubblicare l’opera e poi per boicottarla accusando l’autrice di violazione del copyright. Osserva Caponi: “Come mostrano le imbarazzanti vicende editoriali di Diario di Lo, il confine fra questioni letterarie ed economiche può divenire alquanto labile”. Il libro riporta anche pagine di una interessante sceneggiatura di Lolita dovuta a Harold Pinter, che tuttavia non andò mai in porto, e cita una parodia del personaggio del 1959, intitolata Nonita, dovuta a Umberto Eco. Questa inquietante icona trasgressiva che ha percorso tutto il Novecento e probabilmente alimentato una latente e purtroppo abbastanza diffusa pedofilia, fra ambiguità e ipocrisia, è approdata anche nel Duemila con la diffusione in Giappone del Lolicon (parola che nasce dalla contrazione di Lolita Complex) , mentre al contrario nel mondo arabo Lolita ha potuto diventare un emblema di liberazione (Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, ed Adelphi 2004).
Auguri di Natale
Cari Amici,
un Natale aperto alla speranza con un disegno di Luciano Ragozzino per un mio aforisma
Tanti auguri a tutti!
Donatella Bisutti
Natale 2019
Una serata in onore di Santa Lucia
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Preghiera a Santa Lucia
Cara Santa Lucia,
Tu sei stata la prima Santa che ho conosciuto perché quando ero una bambina piccolissima mia nonna con voce un po’ tremula per farmi addormentare mi cantava la famosa canzone “Sul mare luccica l’astro d’argento…Santa Lucia Santa Lucia” , canzone che non ho mai dimenticato. E quando la risento, cantata magari dalla splendida voce di Bocelli, mi sembra di rivivere per qualche attimo in modo struggente le sensazioni di quella prima infanzia così lontana e il tuo nome mi appare dolcissimo.
Ma poi, quando da bambina io, milanese, per via del lavoro di mio padre, andavo a scuola a Bergamo, guardata un po’ come una forestiera dalle mie compagne di classe, all’approssimarsi della tua festa mi intristivo perché le mie amichette avrebbero ricevuto dei bei regali e io niente, in quanto la festa di Santa Lucia con i suoi doni per i bambini era sconosciuta a Milano e i miei genitori si attenevano alla loro tradizione. Quindi tu mi apparivi allora, cara Santa Lucia, come una Santa lontana e un po’ estranea, che di me non si curava affatto.
E adesso? Adesso che posso scegliere io i miei Santi, scelgo te prima di tutto perché sei la protettrice della vista e io con la vista ho un po’ di problemi e quindi per prima cosa ti prego di conservarmela, ma anche perché sicuramente sei anche la protettrice della vista interiore, che è la più importante. Fa’ che questa vista interiore che ho sempre cercato di custodire e di coltivare non si appanni, minacciata com’è dall’oscurità che sembra incalzarci da ogni parte, tu che sei la Santa della Luce. E, ti prego, fa’ che questo non sia solo per me, ma per tutti gli uomini e le donne che si dibattono ciecamente nell’angoscia di un mondo in cui la luce dello Spirito sembra farsi tanto più fioca quanto più abbaglianti sono i riflettori che si accendono su palcoscenici che mettono in scena sempre nuovi drammi dell’insipienza e della follia. Proteggi la luce del mondo, quella luce di Dio da cui il mondo è nato, tu Santa della Luce, proteggi la luce dello Spirito che è la scintilla che Dio ha posto dentro ciascuno di noi e fa’che nulla possa spegnerla rendendo l’uomo disumano. La luce, principio divino, ma con te incarnato nel Femminile: proteggila nelle donne di tutto il mondo, che la portano come fiamma di vita nel loro grembo, come stigmata gioiosa, fa’ che esse siano la luce di un mondo futuro diverso e purificato, proteggi nei loro corpi materni, nei loro corpi gloriosi, troppe volte offesi, quella meravigliosa energia che nutre ugualmente le donne e le stelle. Amen.
Donatella Bisutti
Un incontro con Vincenzo Mascolo, poeta, saggista, operatore culturale
Vi ricordo che lunedì prossimo 9 dicembre alle ore 17.30 alla Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani ci sarà l’incontro con Vincenzo Mascolo, poeta, scrittore, organizzatore del Festival “Ritratti di Poesia” di Roma.
Sarà anche un’occasione per presentare l’antologia Il dizionario della cura, appena pubblicato, in cui figurano molti poeti anche milanesi che saranno invitati a leggere i loro testi. Vi aspetto a questo incontro importante con una delle figure più significative del nostro mondo culturale. Saranno presenti tra i relatori il prof. Giuseppe Langella, il poeta Guido Oldani e la poetessa Franca Grisoni.
Il conoscente
Dante, Calvino, Joyce, Leopardi, Lacan nel “racconto in versi” di Umberto Fiori
Umberto Fiori è nato a Sarzana nel 1949. Dal 1954 vive a Milano, dove si è laureato in filosofia. Dal 1973 al 1983 ha fatto parte, come cantante e autore di canzoni, degli Stormy Six, uno dei gruppi storici del rock italiano. In seguito ha collaborato con il compositore Luca Francesconi (per il quale ha scritto due libretti d’opera e numerosi altri testi), con il fotografo Giovanni Chiaramonte e con i videoartisti di Studio Azzurro. E’ autore di saggi e interventi critici sulla musica (Scrivere con la voce, 2003) e sulla letteratura (La poesia è un fischio, 2007), di un romanzo, La vera storia di Boy Bantàm (2007) e del Dialogo della creanza (2007).
Il suo primo libro di poesia, Case, è uscito nel 1986 per San Marco dei Giustiniani. Sono seguiti, per Marcos y Marcos, Esempi (1992, 2004), Chiarimenti (1995), Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998) e La bella vista (2002). Del 2009 è Voi, Mondadori. Nel gennaio 2014 è uscito un Oscar Mondadori (Poesie 1986-2014) che comprende i libri editi, più un inedito. Nel 2019 Marcos y Marcos ha pubblicato un racconto in versi, Il Conoscente.