L’avvento
E tu piangi di non poter parlare
e protendi due piccole mani
per esser tratto in salvo
e una rosa ti è culla
una rossa rosa che stilla dal costato del giorno.
da Colui che viene ed Interlinea
E tu piangi di non poter parlare
e protendi due piccole mani
per esser tratto in salvo
e una rosa ti è culla
una rossa rosa che stilla dal costato del giorno.
da Colui che viene ed Interlinea
Colui che viene nel sangue e nella polvere
e il suo corpo è una casa costruita col fango
ma amarlo nelle garze infette e la saliva amara
in ciò che si disperde senza radice
in ciò che deborda e
nella cenere fredda
ma amarlo
nel sorriso e nel tempo ininterrotto della fontana
nella veste oro e cremisi
nel viso simile al nostro ricordo di un viso
nella povertà sempre uguale del cibo
e nell’assenza.
da Colui che viene ed. Interlinea
L’occhio si apre e si chiude
e dentro di esso
il mondo si affaccia
in un vortice.
Il mondo è un occhio
che racchiude una pupilla di cristallo
sulla sua retina si imprime l’eterno
nelle mille forme dell’esistere.
Sul liquido abisso dell’occhio
si affaccia la nostra anima
in cerca di distrazione o di salvezza
ma l’occhio ci rinvia
la nostra immagine
come una lente capovolta.
Sulla retina si stagliano angeli
che sono sogni e desideri di angeli.
Nell’occhio scopriamo il nostro sé
e ci ritraiamo per paura
di infrangere la sua fragilità.
Un Dio cosmico riflette
l’inafferrabilità della vita.
Il liquido chiaro intorno alla pupilla
è la chiarità dell’oceano all’alba
ai cui bordi nasce la luce
e solleva le sue colonne
fino alle sommità del cielo.
Nel cielo del nostro occhio
nuotiamo
verso le rive di Dio.
Una minuscola vela
lo attraversa
da cui scruta i venti Ulisse.
Donatella Bisutti
Inedito