Pietro Berra
Su questa pietra – Nuove poesie e visioni dalla quarantena
Pietro Berra, nato a Como nel 1975, giornalista, è responsabile de L’Ordine, supplemento culturale domenicale dei quotidiani “La Provincia di Como” e “La provincia di Sondrio”.
Ha collaborato con i settimanali nazionali “Diario”, “Panorama” e “Oggi” e pubblicato 22 volumi tra poesia, narrativa e saggistica. Come poeta è stato tradotto in inglese, spagnolo, rumeno, polacco e bulgaro.
Collabora con festival letterari e cinematografici, due dei quali ha contribuito a fondare, ParoLario e Lake Como Film Festival. Coordina l’organizzazione del premio internazionale di letteratura “Alda Merini” e presiede l’associazione “Sentiero dei sogni”, con la quale promuove progetti legati alla scoperta e alla valorizzazione dei territori attraverso la narrazione, tra cui l’evento periodico delle Passeggiate Creative.
Con i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Una historia de antipodas” (2015); “Atlante salentino, Geografie poetiche di una terra estrema” (2018) e “L’indifferenza del cinghiale. Poesie e visioni dalla quarantena” (2020). Con Alcide Gallani ha ideato e prodotto la serie “Poesie in scatola”, testi poetici in scatole di porcellana dipinte a mano.
Il suo sito è www.pietroberra.com
Nel 2020 Pietro Berra pubblicò “L’indifferenze del Cinghiale – Poesie e visioni dalla quarantena”, in cui i testi scritti durante il lockdown erano accompagnati da bellissime foto sue e della moglie Mirna e in cui si rivelava una volta di più la sua acuta sensibilità nei confronti del mondo naturale e la sua passione etica. “Su questa pietra”, suo ultimo libro, ne è l’ideale continuazione, che arricchisce ancora di più l’immagine di un poeta e di uno scrittore amorosamente legato al territorio al punto da essere diventato ormai una figura imprescindibile nell’ambito lariano, ma anche aperto a una dimensione che travalica ogni particolarità affondando le sue radici nell’animo umano.
Sono poesie figlie dell’isolamento imposto dalla pandemia e da quel ritorno alla libertà a lentissimo rilascio che ha portato Pietro Berra a tornare nei boschi intorno a Como per sentire le voci, ma se nella prima raccolta prevalevano le voci degli alberi e degli animali, in questa “a prevalere sembra essere la voce dei sassi”. Le fotografie, di cui alcuni versi sono il commento intimo, sono scattate dallo stesso Pietro Berra, da suo figlio Leonardo, Paolo Arias e, ancora, da Mirna Ortiz Lopez.
Parole e immagini sgorgano dalla stessa illuminazione e, come dice Stefano Donno nella sua nota introduttiva: “Sono tante, troppe, le cose che vorresti dire dopo aver letto un’opera densa, compatta, costruita con il metodo della speranza e del dono. Credo che una delle ragioni principali della forza dei versi di Pietro Berra sia la sua limpidezza, o meglio la sua claritas, che rende ogni parola, ogni sintagma, il ritmo stesso di ogni componimento pieno di luce. Una luce interiore che cattura il lettore, sino alle radici dell’anima, frutto e risultato di una sedimentazione di anni a anni di lavoro, di cesello, sulla scrittura”. Un’opera che si legge, si guarda, si ascolta.
VI
Più silenzio, più bosco, più buio.
Di tutto questo ho bisogno
per rivedere le stelle
per sentire la mia voce
interiore. Lo confesso,
la movida mi spaventa
più del lockdown
mi fa sentire più estraneo
a questo mondo, o almeno,
alla maggioranza dei suoi abitanti
che non sono gli uomini.
XII
Vi vedo tutti, amici, qui sulla terrazza
attorno alla tavola coperta di neve
imbandita dai nostri sogni
che avevamo dimenticato al risveglio
a che ora nel silenzio della coscienza
o forse solo della televisione
sono tornati a visitarci.
A turno ci alziamo per dire una poesia.
I fiocchi cadono sulle parole
le scolpiscono con una precisione
che non appartiene a questo mondo.
Ci scioglieremo alla pioggia del pomeriggio
ritorneremo alla terra, ad aspettare
una nuova primavera.